Mi permetto un secondo commento sul reel che hai condiviso di Martina Socrate: non credo sia giusto prendere a esempio un lavoro di quel tipo per dire che "i contenuti dei creator costano". Ci sono creator e creator, e chi viaggia come lei, supportata da brand, ha sicuramente costi più elevati rispetto a un creator (la maggior parte) che fa video dalla cameretta. Sarebbe molto più interessante capire quali sono le loro di spese, quantificate anche solo in tempo di lavoro. Del tipo "questo video mi ha occupato tot ore di ricerca" a cui aggiungere magari l'acquisto di attrezzature, libri o altro. Sicuramente sarebbe un campione più rappresentativo del video di una creator che, per quanto sia da apprezzarne la trasparenza, mi sembra più che lo stia facendo per flexare i suoi viaggi.
L'ho inserito come provocazione e, soprattutto per iniziare da li un dibattito di cui vorrei parlare nelle prossime edizioni. Lei nel video ha premesso che parla dei viaggi spesati da lei, e non supplied. Il video l'ho inserito come esempio, un esempio di una creator che ha sottolineato un argomento di cui spesso i creator tacciono, perchè è un argomento che non viene compreso dalle persone che fruiscono di contenuti "gratuitamente" online. I creator per produrre i contenuti hanno delle spese. Di tempo, ricerca, attrezzature, viaggi. Per video che spesso durano anche solo 1 minuto, ma dietro i quali ci sono giornate di preparazione (gratuita). E partire da quello per aprire i ragionamenti sulla sostenibilità e il motivo per cui esistono anche le collaborazioni branded che permettono il sostentamento di un canale. Che Martina lo usi per flexare i suoi viaggi, non lo posso sapere, e non lo vedo negativo laddove però mette l'accento su un tema di cui si parla poco.
Spam è un brand americano, ma recentemente me ne sono portato una lattina da Edimburgo per provarlo e ho visto che era made in Denmark.
Ho cercato informazioni e ho trovato questo articolo sulla Tulip Food Company, una compagnia danese che produce il suo brand di Spam chiamato Tulip Pork Luncheon Meat:
Comunque io ci ho provato a mangiarlo, ma niente, non va bene neanche per un'insalata: troppo duro e compatto per sfibrarsi come la Simmenthal. Il sapore e il colore mi ricordano una versione solidificata dello Spuntì alla carne. Ho provato a mangiarlo anche a tocchetti, così, dalla scatoletta, come un vero soldato. Ho benedetto il fatto che non siamo in guerra 😄
Davvero solido, non avrei mai immaginato di scriverlo ma: è meglio la Simmenthal
Si la madeleine può essere quella dello Spuntì alla carne. Mi aveva incuriosito molto la storia, associata ad un termine di uso comune per web ecc. ed era perfetta per l'inizio di questa piccola rubrica! :)
Mi permetto un secondo commento sul reel che hai condiviso di Martina Socrate: non credo sia giusto prendere a esempio un lavoro di quel tipo per dire che "i contenuti dei creator costano". Ci sono creator e creator, e chi viaggia come lei, supportata da brand, ha sicuramente costi più elevati rispetto a un creator (la maggior parte) che fa video dalla cameretta. Sarebbe molto più interessante capire quali sono le loro di spese, quantificate anche solo in tempo di lavoro. Del tipo "questo video mi ha occupato tot ore di ricerca" a cui aggiungere magari l'acquisto di attrezzature, libri o altro. Sicuramente sarebbe un campione più rappresentativo del video di una creator che, per quanto sia da apprezzarne la trasparenza, mi sembra più che lo stia facendo per flexare i suoi viaggi.
L'ho inserito come provocazione e, soprattutto per iniziare da li un dibattito di cui vorrei parlare nelle prossime edizioni. Lei nel video ha premesso che parla dei viaggi spesati da lei, e non supplied. Il video l'ho inserito come esempio, un esempio di una creator che ha sottolineato un argomento di cui spesso i creator tacciono, perchè è un argomento che non viene compreso dalle persone che fruiscono di contenuti "gratuitamente" online. I creator per produrre i contenuti hanno delle spese. Di tempo, ricerca, attrezzature, viaggi. Per video che spesso durano anche solo 1 minuto, ma dietro i quali ci sono giornate di preparazione (gratuita). E partire da quello per aprire i ragionamenti sulla sostenibilità e il motivo per cui esistono anche le collaborazioni branded che permettono il sostentamento di un canale. Che Martina lo usi per flexare i suoi viaggi, non lo posso sapere, e non lo vedo negativo laddove però mette l'accento su un tema di cui si parla poco.
Per stimolare la tua curiosità:
Spam è un brand americano, ma recentemente me ne sono portato una lattina da Edimburgo per provarlo e ho visto che era made in Denmark.
Ho cercato informazioni e ho trovato questo articolo sulla Tulip Food Company, una compagnia danese che produce il suo brand di Spam chiamato Tulip Pork Luncheon Meat:
https://alastairphilipwiper.com/blog/where-spam-is-born-denmark
Ma su Wikipedia leggo che in effetti in Europa loro sono i produttori dello Spam, quindi in pratica producono anche per i loro competitor:
https://en.wikipedia.org/wiki/Spam_%28food%29?wprov=sfla1
Comunque io ci ho provato a mangiarlo, ma niente, non va bene neanche per un'insalata: troppo duro e compatto per sfibrarsi come la Simmenthal. Il sapore e il colore mi ricordano una versione solidificata dello Spuntì alla carne. Ho provato a mangiarlo anche a tocchetti, così, dalla scatoletta, come un vero soldato. Ho benedetto il fatto che non siamo in guerra 😄
Davvero solido, non avrei mai immaginato di scriverlo ma: è meglio la Simmenthal
Si la madeleine può essere quella dello Spuntì alla carne. Mi aveva incuriosito molto la storia, associata ad un termine di uso comune per web ecc. ed era perfetta per l'inizio di questa piccola rubrica! :)