Ah, con che piacere ricordo l'epoca dei forum. Checché se ne dica oggi dei social network, la dipendenza da notifica esisteva già allora. Si era talmente presi dalle conversazioni con le community di appassionati come noi che non ci sj voleva mai staccare. Io però non credo che sui social non si possa fare cultura. Seguo molti canali divulgativi e non autoreferenziali - anche se purtroppo il personal branding tende ad avere la meglio in molte circostanze. Ma la trovo anche una cosa normale e anche legittima: siamo ritornati in un'epoca in cui la cultura può dare lavoro a molte persone, e se questa deve accentrarsi nell'immagine di un personaggio, tanto meglio.
Non voglio generalizzare, ma nemmeno pensare che quella sia sempre cultura in senso lato, ma "cultura del se". Più in generale alle volte è svilente sui social vedere che molti esistono solo in base alla caratteristica che più li definisce all’apparenza. Ma non riusciamo a farne a meno, perché in fondo è più facile coprire le proprie lacune identitarie con un unico grande telo piuttosto che affrontare i conflitti che ci fanno sentire sospesi. Mi sembra sempre tutto e comunque orientato ad approccio performativo legato alla visibilità che si può trarre da un certo approccio e contenuto, senza una ricerca reale della profondità.
Ah, con che piacere ricordo l'epoca dei forum. Checché se ne dica oggi dei social network, la dipendenza da notifica esisteva già allora. Si era talmente presi dalle conversazioni con le community di appassionati come noi che non ci sj voleva mai staccare. Io però non credo che sui social non si possa fare cultura. Seguo molti canali divulgativi e non autoreferenziali - anche se purtroppo il personal branding tende ad avere la meglio in molte circostanze. Ma la trovo anche una cosa normale e anche legittima: siamo ritornati in un'epoca in cui la cultura può dare lavoro a molte persone, e se questa deve accentrarsi nell'immagine di un personaggio, tanto meglio.
Non voglio generalizzare, ma nemmeno pensare che quella sia sempre cultura in senso lato, ma "cultura del se". Più in generale alle volte è svilente sui social vedere che molti esistono solo in base alla caratteristica che più li definisce all’apparenza. Ma non riusciamo a farne a meno, perché in fondo è più facile coprire le proprie lacune identitarie con un unico grande telo piuttosto che affrontare i conflitti che ci fanno sentire sospesi. Mi sembra sempre tutto e comunque orientato ad approccio performativo legato alla visibilità che si può trarre da un certo approccio e contenuto, senza una ricerca reale della profondità.