Sono da sempre un grande fan del fact-checking, del controllo dei fatti, di quella pratica che dal giornalismo pretende un controllo accurato dei fatti e delle informazioni da chiunque. Sono affermazioni false, sono esagerate, sono imprecise o sono corrette? Spetta al giornalista fare le opportune verifiche, approfondire, precisare. Sono un fan del fact-checking perché è la verità dei fatti che conta, ma purtroppo stiamo imparando che questo non basta più. Non basta per combattere la disinformazione, una delle grandi piaghe della nostra società.
La nascita di siti web dedicati allo smascheramento delle bufale, che come virus proliferano avanzando nello strato più consistente della popolazione, dice tutto del lato oscuro del web e dei social media più in generale. Di siti così, creati da non esperti che dedicano tempo e analisi per scoprire se una notizia è falsa o alterata, ne abbiamo, purtroppo, bisogno.
Se ancora non l’avete fatto, provate a scorrere l’archivio dei siti anti-bufale (come Bufale.net o Bufale un tanto al chilo) e rimarrete scioccati. L’assurdità dei titoli, e delle immagini che li accompagnano, è una vera opera di ingegno da parte dei loro creatori.
Il successo delle bufale è connesso alla loro stessa natura: agiscono sui bias cognitivi della popolazione, e non sono mai sentimenti “buoni”. Chi prova odio, chi pregiudizi, chi paura, sono loro gli obiettivi. Facendo leva sui punti deboli di una vasta fetta della popolazione. che ignora molto della società in cui vive e dei temi sui quali invece si infervora maggiormente (politica, religione, famiglia), le bufale, riescono a ingannare, grazie anche alla mancanza di verifica delle fonti e dei fatti da parte degli utenti.
E se in parte questa può anche essere una spaventosa realtà, vero è che Umberto Eco tutti i torti non li aveva quando, in occasione del conferimento di una laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei Media, scosse l'Aula Magna della Cavallerizza Reale dichiarando:
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli
Umberto Eco ci ha lasciati il 19 febbraio 2016. La laurea ad honorem gli venne conferita perché con il suo lavoro «ha arricchito la cultura italiana e internazionale nei campi della filosofia, dell’analisi della società contemporanea e della letteratura, ha rinnovato profondamente lo studio della comunicazione e della semiotica».
Quello del complottismo di internet fu un tema caro ad Eco, che proseguendo nel suo discorso aggiunse:
La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità. […] I giornali dovrebbero filtrare con un’equipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno. Dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno.
Lo stesso tema Umberto Eco lo affrontò anche l’anno precedente durante la prima edizione del Festival della Comunicazione di Camogli. Nel suo intervento parlò infatti del gatekeeping, ovvero il “meccanismo con cui avvengono le scelte nel lavoro mediale, specialmente le decisioni se lasciare filtrare (keeping) o meno una particolare notizia attraverso i “cancelli” (gate) di un mezzo di informazione” (fonte Wikipedia). Cosa che oggi sembra non avvenire a vantaggio di media che per portare traffico alle proprie piattaforme, trasformano in notizia, ciò che "notizia" non lo è affatto:
È così tramontata la funzione dei cosiddetti gatekeepers, e cioè di tutte quelle istante mediatrici che decidevano se un elemento di informazione dovesse essere comunicato e interpretato in un certo modo. Certamente, spesso il gatekeeping ha assunto forma di vera e propria censura e monopolio dell’informazione, ma al tempo stesso agiva come elemento di garanzia: un editore di alta cultura è un gatekeeper benefico che assicura al lettore che l’informazione che passa è stata vagliata da esperti di fiducia.
Con l’avvento dei social network, in particolare l'ecosistema META che ha guadagnato la posizione di “comunità di massa” per eccellenza, i quotidiani hanno perso il privilegio di essere la sola fonte di notizie e, con essa, anche l’importanza fondamentale della loro attendibilità è venuta meno, lasciando la popolazione allo sbaraglio. O smarrita, come afferma Eco. Con l’amara conseguenza del trionfo dell’inarrestabile flusso di disinformazione:
Ma nella situazione attuale, in cui persino la funzione del quotidiano si è notevolmente ridotta e ciascuno può selezionare online le notizie che gli interessano, l’apparente libertà dell’utente coincide con il suo oggettivo smarrimento, perché esso è esposto a qualsiasi influenza senza sapere che influenza sia e da dove provenga.
È evidente che il moltiplicarsi di queste "opportunità" per la condivisione dell'esperienza e del proprio "punto di vista"e delle bufale, ha estraniato completamente la dimensione dell'umana comprensione, che si basa su un fattore fondamentale che stiamo trascurando: il tempo per comprendere ed elaborare. Ed è proprio in quella dimensione che riusciamo a maturare la leva fondamentale dell'empatia che ci permette di osservare la complessità di una informazione, maturando un pensiero critico e quindi la sua comprensione.
Accelerare, ha significato per tutti noi, un modo più semplice per schiantarsi.
Con il proliferare dell'intelligenza artificiale, sarà necessario cautelarsi all'interno di una dimensione dove la differenza fra vero e falso sarà sempre più sfumata. Dove non basterà rimanere in superficie, leggere il contenuto a prova di sintesi su Instagram o TikTok se prima non impareremo a settare la nostra comprensione e narrazione su parametri umani.
Iniziamo, buona lettura!
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Samsung traduce dal vivo
Pur essendo utente iPhone, ho accolto con stupore l'innovativa funzionalità di traduzione in tempo reale del nuovo Galaxy S24, un vero e proprio gioiello della tecnologia AI. Il dispositivo infatti permette agli utenti di tradurre conversazioni dal vivo, un'opportunità incredibile per chi viaggia o lavora in ambito internazionale creando nuove opportunità di business portando la comunicazione interculturale a un livello superiore. La traduzione avviene direttamente sullo schermo del dispositivo, dove è possibile leggere la trascrizione e ascoltare la pronuncia corretta. Guarda il video
L’Intelligenza artificiale di META
Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha recentemente annunciato il suo piano per sviluppare e rilasciare come open source l'Intelligenza Artificiale Generale (AGI), una forma di AI che può eseguire tutti i compiti intellettuali umani. L'obiettivo è che questa tecnologia benefici tutti nella vita quotidiana. Meta sta anche lavorando su LLama 3, un modello di linguaggio di grandi dimensioni, e sta costruendo un'infrastruttura di calcolo su larga scala, inclusi 350.000 chip H100, per sostenere questo ambizioso percorso. Zuckerberg ha sottolineato che la visione dell'AI di Meta e lo spazio virtuale del metaverso sono connessi, con l'obiettivo di far interagire le persone frequentemente con le AI attraverso dispositivi intelligenti come gli occhiali smart Ray-Ban Meta. Questo movimento verso l'AI segna un cambio di rotta significativo per Meta, che fino a poco tempo fa si era concentrata principalmente sul metaverso. Leggi di più
Anche l’Italia avrà la sua intelligenza artificiale
Una ChatGpt tutta italiana. Un’intelligenza artificiale generativa in grado di creare contenuti capaci di rispettare le prerogative della lingua e della cultura italiane provando a posizionarsi come alternativa tricolore ai colossi americani e cinesi del settore. Si chiamerà “Modello Italia” ed è prodotta da iGenius, azienda italiana che dal 2016 si occupa di Ai generative. Entro l’estate ci sarà il lancio ufficiale. Leggi di più
E tu, che cosa ti sei perso? 🤗
Dove finiscono i tuoi dati?
Un recente studio condotto da Consumer Reports e The Markup ha rivelato dettagli sorprendenti sul monitoraggio dei dati degli utenti di Facebook. In media, i dati di ogni utente sono stati condivisi con 2.230 aziende, con alcune persone che hanno i loro dati condivisi con oltre 7.000 aziende. Questo studio, che ha coinvolto 709 volontari, offre una rara visione di come le informazioni personali vengano raccolte e aggregate online. Leggi di più
L’economia della solitudine e come ci riguarda da vicino
Da Meta a Replika: le chat bot sono tra noi e provano a prenderci per mano, diventando i nostri confidenti. Possiamo scegliere tra tanti volti diversi perché Meta ha acquisito i diritti di immagine di diverse celebrità per trasformarle in AI. Kendall Jenner è Billie, la tua sorella maggiore, sempre disponibile ad ascoltarti, Paris Hilton è Amber, la detective pronta a risolvere tutti i misteri, Roy Choi è Max, lo chef della porta accanto. Esistono AI persona per ogni nicchia, età e interessi, anche per i bambini. Nessuno è più solo, almeno secondo Meta.Però, alla stessa maniera della puntata Be right back di Black Mirror, qualcosa non torna e il risultato può diventare inquietante. Leggi di più
Ad ognuno il suo visore Apple
Apple sta sfruttando la sua scansione FaceID per prendere le dimensioni della tua “zucca”, abbinando i componenti della giusta dimensione senza costringerti a tirare fuori il metro. L’azienda di Cupertino sembra risolvere potenziali problemi di dimensionamento in un modo altrettanto accurato e senza soluzione di continuità, escludendo per te, la necessità di entrare in un negozio per essere misurati personalmente. Leggi l’articolo
Pamela Anderson e la mitologia di Internet
Con il sextape Pamela Anderson è stata la prima celebrità degli anni Novanta ad aver fatto esperienza di quello che sarebbe diventato il web. Con il tempo è diventata quasi un’icona postfemminista, ma si può parlare di autodeterminazione quando il successo comporta l’adesione a un modello estetico predisposto da altri? Leggi l’articolo
Il problema di Substack
Alcuni giornalisti molto seguiti hanno abbandonato il servizio come forma di protesta per il modo in cui l'azienda ha deciso di gestire i contenuti neonazisti, che sono parecchi e portano soldi. L’evoluzione di Substack da semplice infrastruttura a piattaforma social, ha portato l’azienda a dover affrontare un tema che si presenta, prima o poi, a tutti i social network: la moderazione dei contenuti. Leggi di più
Il primo Mac non si scorda mai
Quarant'anni fa Apple presentò il computer che fece un pezzo di storia dell'informatica. Il Macintosh. ebbe alti e bassi commerciali e Apple non vinse da subito la propria scommessa, ma fu in quell’inverno del 1984 che mise le basi per il proprio successo Leggi l’articolo
Nuova vita per i videogiochi con avatar e influencer virtuali
Nell'Estate del 2009, il game designer Peter Molyneux di Lionhead Studios presentò "Project Milo", un bambino virtuale di undici anni che interagiva con i giocatori attraverso Kinect su Xbox 360. Questo rappresentò la prima volta in cui un videogioco comunicava direttamente con il giocatore tramite un'IA emotiva. Tuttavia, il progetto non fu completato a causa dell’arretratezza delle tecnologie dell'epoca. Nel 2024, Nvidia ha presentato al Consumer Electronic Show di Las Vegas strumenti basati sull'intelligenza artificiale generativa che promettono di creare migliaia, se non milioni, di personaggi simili a Milo. Leggi di più
Ti preparo un’insalata spaziale! Anzi no
Problemi per chi sognava, come il sottoscritto, di coltivare il proprio orticello sul suolo lunare. Mangiare cibo sano nello Spazio potrebbe rivelarsi più difficile del previsto, specialmente per gli amanti dell'insalata come me. Lattuga e altre verdure a foglia sembrerebbero infatti patire più facilmente contaminazioni batteriche, quando crescono in microgravità. Questa cosa non avverrebbe ad esempio per i ceci. Ma a te, cosa può interessare? La questione in realtà è piuttosto importante anche per la salute attuale degli astronauti e non solo per le missioni spaziali di lunga durata. Leggi di più
Da quando non bere è diventato cool?
Il dry january è quasi finito, ma la Gen Z cresciuta con iper-consapevolezza in questo senso, continua a parlare di dry dating e sober curiosity. Tanto che a volte esagera dal lato opposto. Da dove nasce il fenomeno e perchè? Leggi di più
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Perchè non riusciamo a rinunciare alla carne? 🥩
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Andare a 30km🏎️
Il cinema porno ai tempi di Pornhub 🔞
I tool che ho usato questa settimana 🛠
Perplexity - Ecco uno strumento che vorrei utilizzare maggiormente in queste settimane. Unisce motore di ricerca e AI. Come se fosse un mix tra Google e ChatGPT. Tu gli chiedi ciò che vuoi sapere e lui ti risponde in maniera discorsiva e dettagliata (con tutti i link alle fonti) e, diversamente da altri player, senza un semplice elenco. Lo trovi qui
In cuffia e in video 🎧
L’Unicorno - La storia di Bio-on, fondata nel 2007 da due imprenditori, Marco Astorri e Guy Cicognani, per realizzare la bioplastica naturale più innovativa al mondo, nel 2018 arriva a superare in Borsa la quotazione di un miliardo di euro, guadagnando così il titolo di “Unicorno”. Il secondo di sempre in Italia, dopo Yoox. Ma un giorno un hedge fund con sede a New York, guidato dall’italiano Gabriele Grego, pubblica su YouTube un report che la riguarda. E da quel momento, nulla è più come prima. Lo ascolti qui
Forse non sapevi che 💥
Essere primi, anche in ordine alfabetico.
Leggenda vuole che l'iniziale successo di Amazon, il più grande sito di e-commerce statunitense, sia più dovuto alla fortuna che al merito. Prima dell’avvento di Google a indicizzare la rete con i suoi spider, esistevano le directory (delle guide che catalogavano manualmente i siti Internet per categorie). Yahoo! era la più gettonata. Amazon, iniziando per “A” era la prima della lista.
Polaroid ⭐
Cosa mi porto a casa questa settimana. L’insegnamento, o comunque esperienza
Il multitasking è una fregatura, una delle trappole più grandi dei nostri tempi e che ho imparato sulla mia pelle. Abbiamo talmente tanto interiorizzato la cultura delle performance e della produttività che, a un certo punto, abbiamo iniziato a pensare che "più facciamo, più valiamo". Il cervello umano, in realtà, non è capace di concentrarsi su più attività contemporaneamente, dobbiamo fare l'esatto contrario: ridurre e dare valore. Semplicemente perché il nostro cervello non è fatto per lavorare in questo modo. Questo significa essere onesti con noi stessi, capire che non tutte le attività hanno la stessa importanza e dare la priorità a quelle che se lo meritano.
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Aprila e buona lettura
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A presto,
Alessandro
Ho tentato il mio primo anno da sobrio nel 2022 senza successo, per poi ritentare con nel 2023 con solo pochi episodi sporadici di alcol (che detta così sembra quasi avessi un problema, ma in realtà bevevo il giusto e solo in compagnia). È incredibile come la seconda volta sia avvenuto in maniera così naturale. Ma la cosa più assurda è che la mia è stata una scelta del tutto personale, non influenzata da nessuno. Ma poi ho cominciato a vedermi spuntare per un intero anno sulle riviste gastronomiche che seguo articoli sul trend del low e no alcol, quasi come fosse un segno del destino che approvava la mia scelta. Per la quale mi ritrovo anche in molte delle motivazioni elencate nell'articolo di Rivista Studio. Persino il fatto che non bere per me è quasi un nuovo modo di essere cool. Il paradosso dei paradossi è che sono stato precursore dei tempi: ho rifiutato categoricamente e orgogliosamente l'alcol fino ai 24 anni quando tutti attorno a me si ubriacavano per divertirsi per poi recuperare abbondantemente le sbronze giovanili che mi ero perso. E ora sono ritornato al punto di partenza con lo stesso orgoglio 😄