Negli anni abbiamo visto tutti i post degli influencer contrassegnati con la dicitura "AD" scorrere sui nostri feed social. Inizialmente, questi post erano rivoluzionari perché sfruttavano il fattore relazionale dei social media per pubblicizzare brand e prodotti in modo spontaneo. Ma poiché i brand spesso dettavano gli aspetti creativi di queste collaborazioni, la nuova ondata di post sponsorizzati ha cominciato a sembrare esattamente come le pubblicità tradizionali, ovvie, noiose e innaturali. Spesso in netto contrasto con il tono di voce degli altri contenuti dell'influencer.
In questi giorni ho incontrato molti clienti e agenzie e con tutti concordiamo su una cosa: il vero valore è nei creator di contenuti, non solo sul concetto di influenza.
Potrebbe sembrare che sia tutto racchiuso in un termine, ma ci sono differenze fondamentali tra ciò che definiamo Influencer marketing e quello dei creator. L'influencer marketing si basa sulla fiducia e sulla credibilità di un influencer nel condividere il messaggio di un brand. Ma, sebbene i brand abbiano ampiamente presidiato questo settore, i consumatori con il tempo, sono rimasti rapidamente disincantati.
Tutto ciò ha aperto la strada al creator marketing. Invece di fare affidamento esclusivamente sul riconoscimento del brand di un influencer, il creator marketing affida all'individuo, l'onere di sfruttare i propri touch point creativi, basandosi sulla fiducia e sulla credibilità che si è costruito nel tempo. Oggi non conta più avere milioni di follower: i brand cercano credibilità, contenuti di qualità e senso di community. Con il creator marketing, i brand passano in secondo piano, fornendo solo linee guida generali invece di dirigere l’intero progetto.
Ma come si è arrivati a questo?
La pandemia ha visto un aumento esponenziale dei contenuti prodotti e postati, gli algoritmi hanno iniziato a fare una selezione dei contenuti che un utente medio riesce a vedere, limitandosi per forza di cose a quelli di maggiore qualità o più in linea con la profilazione degli utenti stessi. TikTok ha fatto di questo il suo punto di forza, ma gli Instagram Reel funzionano in modo del tutto simile.
Quindi, mentre sui contenuti in-feed tradizionali o le stories, la tua audience vedeva il contenuto, oggi un video TikTok o un reel su instagram possono fare poche decine di migliaia di views o milioni, senza alcuna relazione con la dimensione della fanbase. Ci troviamo quindi di fronte a piccoli profili di "creator" che riescono a generare decine di migliaia di views da una parte e profili enormi di celebrity e "influencer" i cui contenuti sono diventati in alcuni casi, invisibili.
In una evoluzione dell'approccio da parte dei brand, oggi potrebbe avere più senso pagare per un bel contenuto e puntare su una distribuzione organica (o a pagamento) piuttosto che puntare su profili molto grandi e costosi che non sono più in grado di garantire risultati numerici?
Va premesso che rimane sempre un valore di posizionamento e riconoscibilità nella collaborazione con volti noti e affini all'azienda (Web Star, Celebrity ecc), che non può semplicemente essere ridotto al numero di views, soprattutto in un mercato concentrato come l'Italia.
Tutto ciò significa riconoscere l’impatto dei creator di contenuti e rendersi conto che, indipendentemente dal mezzo, comprendere i consumatori è fondamentale per il successo del marketing.
Iniziamo, buona lettura!
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Polaroid ⭐
Cosa mi porto a casa questa settimana. L’insegnamento, o comunque esperienza
Non amo i vocali, sono una tenuta in ostaggio.
Ecco alcune buone regole per evitarli.
Non devono durare più di 20 secondi, se i vocali (e lo vedi!), durano più di 1 minuto, non aprirli, non servono. Quando puoi mandarlo?
Se hai le mani occupate. Oppure, se non riesci, fatti aiutare da una bella telefonata. Almeno c’è un reale contraddittorio. E come fare se non vuoi riceverli?
Ad un audio, rispondi con uno scritto. Se alla terza volta non capiscono, chiedi “scrivi per favore?”, se perdurano nel non comprendere, specifica “non amo i vocali”. Se ti trovi tuo malgrado in un gruppo WhatsApp i cui membri utilizzano il vocale, non rispondere in egual modo perchè daresti vita ad uno sciame audio ingestibile.
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Aprila e buona lettura
A presto,
Alessandro