Pensi di avere l'x factor ma sei stonato come una campana e non sai suonare uno strumento? L'ambizione di Suno è utilizzare l'intelligenza artificiale per dare voce (e intonazione) a chi, quella dote non ce l'ha.
Basta inserire un semplice prompt e la piattaforma crea e ti restituisce, in collaborazione con Chat GPT, una canzone.
L'idea è bella, a tratti potrebbe sembrare nobile, ma due temi continuano a tornare quando si parla di AI e a cui gli artisti dovrebbero dar voce (senza aspettare i governi e la legiferazione):
𝐈𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐩𝐲𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭
Per quanto possiamo continuare a chiamarla creazione, la produzione di una canzone su Suno è fatta partendo da un database di canzone create si, da artisti, che non ricevono un compenso. Il team di Suno, alla domanda se stia violando un copyright o meno, risponde:
𝑇ℎ𝑒 𝑎𝑣𝑎𝑖𝑙𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡𝑦 𝑎𝑛𝑑 𝑠𝑐𝑜𝑝𝑒 𝑜𝑓 𝑐𝑜𝑝𝑦𝑟𝑖𝑔ℎ𝑡 𝑝𝑟𝑜𝑡𝑒𝑐𝑡𝑖𝑜𝑛 𝑓𝑜𝑟 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑒𝑛𝑡 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑡𝑒𝑑 (𝑖𝑛 𝑤ℎ𝑜𝑙𝑒 𝑜𝑟 𝑖𝑛 𝑝𝑎𝑟𝑡) 𝑢𝑠𝑖𝑛𝑔 𝑎𝑟𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖𝑎𝑙 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑙𝑙𝑖𝑔𝑒𝑛𝑐𝑒 𝑖𝑠 𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑒𝑥 𝑎𝑛𝑑 𝑑𝑦𝑛𝑎𝑚𝑖𝑐 𝑎𝑟𝑒𝑎 𝑜𝑓 𝑙𝑎𝑤, 𝑤ℎ𝑖𝑐ℎ 𝑖𝑠 𝑟𝑎𝑝𝑖𝑑𝑙𝑦 𝑒𝑣𝑜𝑙𝑣𝑖𝑛𝑔 𝑎𝑛𝑑 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑒𝑠 𝑎𝑚𝑜𝑛𝑔 𝑐𝑜𝑢𝑛𝑡𝑟𝑖𝑒𝑠.
Però abbonandomi alla piattaforma, acquisisco il diritto all'utilizzo commerciale: non è un controsenso?
𝐔𝐧𝐚 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐞 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐒𝐮𝐧𝐨 è 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐨 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞?
Concentrandosi su questo tema ho l'impressione si stia perdendo il focus, un'opera d'arte non inizia e non si conclude con il risultato di quanto viene "prodotto", ma comprende (e forse è la parte più rilevante) il processo che ha portato a quell'opera. Una stampa della "Venere di Botticelli", seppur perfetta, non sarà mai la Venere Di botticelli. Punto.
Su questo tema ha provato a fornire una risposta definitiva il sempre puntuale Nick Cave.
Quando infatti un suo fan gli ha inviato una canzone composta da Chat GPT “nello stile di Nick Cave”, gli ha risposto sul suo blog che faceva schifo e che si trattava di una caricatura che somigliava più ad una replica:
“Scrivere una buona canzone non è imitazione, o ripetizione, o pastiche: è l’opposto. È un atto di auto-uccisione che distrugge tutto ciò che uno ha faticosamente prodotto nel passato. Sono proprio queste partenze pericolose e mozzafiato che catapultano l’artista oltre i limiti di ciò che lui o lei riconosce come il proprio sé. Questo è parte dell’autentico sforzo creativo che precede l’invenzione di un testo unico, di valore; è il confronto estenuante con la propria vulnerabilità, con la propria pericolosità, con la propria piccolezza, contro il senso di scoperta improvvisa e shoccante; è l’atto artistico salvifico che agita il cuore dell’ascoltatore, e in cui l’ascoltatore riconosce nel lavorio interno della canzone il proprio stesso sangue, la propria stessa lotta, la propria stessa sofferenza”. Dunque, “le canzoni sorgono dalla sofferenza; voglio dire che esse vengono fuori dallo sforzo interno, complesso, umano della creazione e, beh, per quanto ne so io gli algoritmi non sentono. I dati non soffrono.”
Iniziamo buona lettura!
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Alessandro