Nel marzo del 2023, è emersa una crescente preoccupazione tra gli influencer di TikTok e Instagram riguardo all'impatto degli algoritmi delle piattaforme sui loro guadagni e sulla loro creatività. Un articolo su The Atlantic ha riportato che alcuni di questi influencer stanno cercando di creare un sindacato per far valere i loro diritti e migliorare le condizioni di lavoro all'interno delle piattaforme social.
Gli influencer sentono da tempo una crescente pressione per produrre contenuti sempre più popolari e coinvolgenti per mantenere la loro visibilità e i loro guadagni. Gli algoritmi di TikTok e Instagram hanno da sempre un ruolo cruciale nella distribuzione dei contenuti agli utenti, ma ciò ha portato ad un senso di incertezza tra gli influencer, che spesso vedono il loro lavoro premiato o punito in base a parametri non sempre chiari.
Gli influencer e altri creator sono risorse vitali per società come Instagram e tik tok. In un certo senso, il loro lavoro li rende pari a coloro che operano nella più ampia gig economy basata sulle piattaforme, che include chiunque altro il cui reddito dipenda da un'app: gli autisti Uber, i rider, i tuttofare ecc. Gli algoritmi delle piattaforme influenzano direttamente la redditività del loro lavoro. Ma sebbene alcune categorie di lavoratori sono stati in grado, in piccola parte, di aggirare la mancanza dello status di dipendente e di esercitare pressioni dirette sulle aziende tecnologiche affinché migliorino le loro condizioni di lavoro, i creator di contenuti finora non sono riusciti a farlo.
È ovvio il lavoro è molto diverso (non storcere il naso): le consegne e i viaggi in macchina avvengono in uno spazio fisico, con i relativi rischi professionali a carico del rider, e gli influencer hanno un controllo individuale molto maggiore su come monetizzare se stessi attraverso le piattaforme.
Ma i creator si trovano ad affrontare una sorta di crisi esistenziale. Non sono mai stati così preziosi per le piattaforme, ma stanno ancora lottando per trasformare quel valore in una leva di mercato che modifichi il loro status e questo paradigma.
Il sindacato proposto mira a negoziare con queste piattaforme per ottenere una maggiore trasparenza nell'algoritmo e per proteggere i diritti degli influencer. L'obiettivo è anche quello di stabilire linee guida etiche per il trattamento degli influencer, garantendo condizioni di lavoro più eque e sostenibili.
I creator di TikTok hanno iniziato a discutere questa possibilità lo scorso autunno, ed Emily Hund, ricercatrice dell’Università della Pennsylvania che ha studiato la creator economy sin dai suoi esordi, sostiene esplicitamente la sindacalizzazione nel suo nuovo libro, The Influencer Industry: The Quest for Authenticity on Social. Media.
I creator devono “riconoscersi come operatori culturali quali sono e organizzarsi di conseguenza”, scrive Hund. Contestualizza l’ascesa degli influencer e l’inizio dell’era dei social media all’indomani della recessione del 2008, del crollo dei media tradizionali e dell’inizio della gig economy basata su piattaforme. Poiché per molti, alcuni tipi di lavoro stabile e affidabile sono scomparsi, guadagnare sui social è diventata una valida alternativa. “L’industria degli influencer è sia un sintomo che una risposta alla precarietà economica e allo sconvolgimento delle istituzioni sociali che hanno caratterizzato l’inizio del XXI secolo”, scrive ancora.
Nel 2019, i creatori di meme di Instagram hanno ricevuto l’attenzione della stampa per aver formato una sorta di sindacato, che hanno chiamato “IG Meme Union Local 69-420”. Il loro account Instagram ha pubblicato immagini (un pugno alzato che stringe uno smartphone) giocando con l'estetica retrò e aggiungendo messaggi moderni come "Distruggi l'algoritmo". Fu un esperimento di breve durata non era realmente un sindacato, ma un “club” interessato principalmente a ripristinare i post o gli account eliminati delle persone sulla piattaforma. E i suoi obiettivi non avevano nulla a che fare con la retribuzione.
La storia recente del coordinamento tra influencer non è stata costellata di vittorie. Hanno iniziato a fare progressi, grazie alla comprensione da parte del pubblico di concetti come “economia dell’attenzione” che ha dato a loro stessi e ai follower un lessico e un territorio comune per comprendere finalmente come tutte le interazioni con i contenuti e le performance, si traducono in valore economico per le piattaforme.
I creator hanno bisogno di un cambiamento culturale, la condivisione delle entrate pubblicitarie e dei contenuti sponsorizzati è ormai una norma, Ma stiamo ancora aspettando un ultimo passo cruciale: che siano visti come lavoratori e che si riconoscano tra loro come tali.
Come è semplice tracciare un parallelo tra un tassista e un autista Uber è un po' più difficile per le persone concettualizzare un proprio amico che realizza video su Instagram, Tik Tok o YouTube come la stessa cosa di una presentatrice o presentatore di un programma televisivo, e per molti versi non lo è, ma le tutele dovrebbero essere le medesime.
Questo tipo di lavoro non può essere disprezzato semplicemente basandosi su bias cognitivi. Sono sicuro che anche tu ti sia preoccupato del numero dei like che hai ricevuto su un post di Instagram; un influencer professionista fa la stessa cosa, ma la sua preoccupazione proviene dall'ansia costante di sostentarsi e arrivare a fine mese. Le persone continuano ad alzare gli occhi al cielo davanti all’economia degli influencer e dei creator (pur seguendo costantemente i loro contenuti e interagendo gratuitamente con essi), spero si tratti solo di una (lunga, noiosa) fase.
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Aprila e buona lettura
A presto,
Alessandro
Piccola nota su un link. Ho letto della fake steakhouse di New York sul Gambero Rosso. Ma non ci ho trovato niente di originale. L'intero processo ricalca pari pari quello di Oobah che fu in grado di portare il suo finto ristorante The Shed in cima alle classifiche di TripAdvisor in UK. E quando organizzarono per davvero la cena, nessuno si accorse dello scherzo, a differenza di questo caso. Il suo video per Vice che racconta l'intero esperimento durato quasi un anno fu uno dei più popolari di sempre della testata e lo portò agli onori della cronaca mondiale.