Esiste ancora la possibilità di percorrere in solitaria la propria strada letteraria senza ascoltare nessuno, senza cordate di amici, influencer e di like, senza un'accolita di fan scatenati?
Uno dei tanti miti che circola al giorno d'oggi è che gli editori chiedano al potenziale scrittore esordiente quanti follower abbia, e su che community di lettori possa contare per l’eventuale lancio del libro.
Avere visibilità sui social sembra alla base dello scouting editoriale e non si contano i casi letterari firmati da influencer, Tik Toker, Youtuber da milioni di visualizzazioni e Blogger più o meno venerati.
Una parte di libri che arrivano da questo mondo sembrano garantire la possibilità di un ingresso nell'olimpo delle classifiche. Gli uffici stampa si appoggiano sui social per il lancio di una novità più ancora che sulle paginate di testate autorevoli. Ci si è detti per molto tempo che per far vendere un libro è più importante una stories di Chiara Ferragni che una recensione sul Corriere Della Sera.
Negli ultimi anni, la promozione dei libri avviene ormai con format che si ripetono, tappe studiate dal marketing che, insieme all’ufficio stampa, pensa alle strategie per i social (io sono tra questi strategist, alzo la mano!).
Una pioggia di libri arriva alle "persone giuste" che fotograferanno la copertina. Alcuni diranno di essersi commossi per l’intensità del libro, altri grideranno al capolavoro, fino alla mattina dopo, quando si ricomincerà con un altro libro indimenticabile (alcune volte senza averlo letto e sulla "fiducia"). Questo rumore di fondo – una gigantesca sovraesposizione di autori non sempre all’altezza del reale talento letterario (per come lo abbiamo inteso fino ad ora) – è diventato forse troppo assordante e fastidioso anche agli stessi “addetti ai lavori”?
Esporsi, essere divisivi, avere la propria opinione quotidianamente sul fatto del giorno è sì una strategia per avere notorietà, un pubblico di affezionati, ma è anche un modo per riempirsi di nemici silenziosi, pronti a trasformarsi nei peggiori detrattori.
È possibile quindi scrivere vivendo defilati? (almeno dal perimetro virtuale dello smartphone). È un principio valido solo per scrittori che si sono affermati prima dell’arrivo dei social o questa discrezione è ancora possibile anche per i più giovani?. Di certo, la percezione degli scrittori o nuovi dispensatori di cultura, che si ha scrollando ogni giorno i social è deformata e non rispetta la realtà.
È vero, le bolle sono splendide, fanno sognare quando prendono il volo, ma sono destinate a scoppiare al primo afflato di vento.
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No piccante, no rivoluzione!”, recita uno dei tanti aforismi che popolano il menu del ristorante Mao Hunan. Il piccante, simbolo gastronomico della Cina dura e pura, delle tradizioni culinarie più profonde e radicate, è l’elemento che ci permette un contatto diretto con quel mondo. [Continua]. Guarda la video recensione qui
I tool che ho usato questa settimana 🛠
Si parla sempre più spesso di dati, anche a sproposito. Un progetto senza una attenta analisi del dato, rischia di essere totalmente inutile. Perché non sappiamo cosa ha funzionato e cosa no. Così come rischia di far rimanere allo scuro il nostro cliente. Ecco quindi: cos’è e come si costruisce un social media report delle campagne. Un'attività spesso trascurata, ma prioritaria per chi lavora nel mondo della comunicazione.
AniMagic è un’app che trasforma i tuo schizzi in immagini animate.
In cuffia e in video 🎧
Certe Estati, Un branded Podcast per Calzedonia prodotto da Chora Media. Da qualche tempo con l’espressione ‘estate italiana’ non ci si limita più a parlare di una stagione in una regione specifica, ma di un tempo che, nei decenni, ha costruito un vero e proprio immaginario e un’atmosfera fatta di stabilimenti balneari, tormentoni alla radio, gelati, costumi da bagno, biglie sulla sabbia e limoni. “Certe estati” è un viaggio in cinque puntate dentro le storie dell’estate italiana, con un ospite e un disco 45 giri jukebox per ogni episodio
Sottobosco Orizzontale si pone l’obbiettivo di raccontare Milano attraverso la lente della difficoltà dell'abitare ai margini, in contrapposizione con la città del Bosco Verticale, simbolo dell'impetuoso sviluppo immobiliare del centro cittadino nella continua corsa alla gentrificazione.
Polaroid ⭐
Cosa mi porto a casa questa settimana. L’insegnamento, o comunque esperienza
Nel mio lavoro di consulente di comunicazione, le certezze sotto forma di dati e di numeri, sono pericolosissime. Mi impediscono di farmi la domanda che più di tutte mi apre a nuove possibilità: Cosa non sto vedendo? E di conseguenza capendo? E soprattutto: Cosa devo cercare?
Se guardo solo quello che è sotto i miei occhi, vedo solo quello che so già. E se cerco solo lì, cosa trovo? Solo quello che sto cercando. La soluzione ai nostri problemi è da un'altra parte. Era vero già prima, nella società di massa. Oggi, in una società a rete, dove ognuno di noi ha un'esperienza diversa da tutti gli altri, non tenerne conto è miope e pericoloso.
In questo periodo sto riscoprendo le Mappe Mentali uno strumento che, facendomi ragionare in modo associativo e non sequenziale, mi aiuta ad allontanarmi dalle mie certezze. Per ritrovarmi lontano dal punto di partenza. Perché non c'è esperienza più gratificante di cambiare idea e vedere qualcosa da un punto di vista diverso da prima. Da dove vengono le idee? Proprio da lì.
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Aprila e buona lettura
A presto,
Alessandro