La sveglia punta le 7 del mattino e l’istinto di aprire immediatamente Instagram è forte. Lo smartphone è dove l'ho lasciato la sera prima di coricarmi: sul comodino sopra la pila di libri, e penso che dovrei prendermi una sveglia analogica (come ho letto sul libro il club delle 5 del mattino), ma non l’ho ancora fatto. Resisto: spengo l’allarme (il suono di un'arpa celestiale) e metto giù il telefono. Mi giro e ri-giro nel letto pensando in modo attento a tutti i gesti che mi aspettano, come se fossi rallentato, o sotto l’effetto di una sostanza psicotropa: da qualche giorno sto cercando di disintossicarmi dai social e dallo smartphone, e se lascio che sia l’automatismo del mio cervello a decidere i movimenti, ci ricadrei inevitabilmente. Porto lo smartphone con me in bagno. Lo appoggio sul termosifone, accendo l’acqua, aspetto che si scaldi, e lo riprendo in mano un attimo, solo per controllare se ho tolto la sveglia (dico fra me e me). Mi dico anche: devo solo mandare un Whatsapp a mio fratello, ieri sera mi sono dimenticato. Ma il pollice va automaticamente sull’icona di Instagram, dove c’è il pallino rosso dei messaggi non letti.
Domino le mie pulsioni, all'ultimo istante. Sono salvo?
Un’ora dopo, sto leggendo un libro sul divano. Mi rendo conto che il mio rapporto con la lettura dei libri è deformato dallo schermo. Il volume che leggo è Il volto del male di Stefano Nazzi, sono arrivato a pagina 12. È una lettura di piacere, non ha a che fare con il lavoro. Dalla libreria, impilato su altri libri, mi guarda un vecchio volume sullo Storytelling. L’ho comprato qualche mese prima, convinto che mi servisse nell'immediato, ma l'ho dimenticato con altrettanta facilità. Lo prendo, leggo l’incipit, poi sfoglio qualche pagina per vedere come sono fatti i dialoghi, le immagini, gli schemi a fine capitolo. Mi serve, mi dico per giustificarmi, per un progetto editoriale su cui sto lavorando per lo sviluppo dei personaggi e delle storie. Ma lo rimetto via, devo concentrarmi sul libro di piacere. Leggo una pagina e mi cade l’occhio su un altro libro, questa volta di cucina. Lo prendo in mano, penso che è tanto che non pubblico una ricetta su Instagram (mi sento in colpa). Leggo una ricetta che mi ero segnato qualche anno prima. Lo rimetto giù ma a portata di vista. Riprendo il primo libro.
Sono passati 25 minuti e non ho ancora letto con attenzione una sola riga.
Tutto questo non è una ricostruzione, ma la cronaca di una mattina dell'ultima settimana. È quello che succede al mio cervello da quando ho smesso (anzi: da quando sto cercando di farlo) di aprire Instagram, Twitter, Whatsapp ogni minuto, come avevo fatto per anni, come facciamo tutti da quando siamo sprofondati in questo oblio. Ho ben visibile il problema della mia attenzione spaccata dai social, un problema che in questa fase di detox sta soltanto spostando l'esperienza dello schermo dell’iPhone ai libri: l’impossibilità di vivere la concentrazione, la necessità bulimica e senza soluzione di continuità di stimoli esterni, costanti, come l'incedere di una cassa rullante che batte senza sosta dentro al cervello.
Le giustificazioni che provo a darmi sono del tutto simili a quelle di un tossico: dai, me ne faccio solo una poi basta, non c'è nulla di male, non lo saprà nessuno. Un'occhiata rapida alle stories e un paio di scrollate. Non capita solo con Instagram, alcune volte mi trovo a leggere un sito, senza ricordare per quale motivo mi trovi su quella pagina. Automatismi.
Nelle scorse newsletter ti ho parlato dei “Luddite Club”, una piccola associazione di adolescenti di New York che hanno deciso di rinunciare allo smartphone, scegliendo di vivere con un flip phone, quei telefonini anni Novanta, tipo Startac, che sanno solo telefonare, mandare sms ma senza internet. Si ritrovano ogni settimana a Prospect Park senza bisogno di darsi appuntamenti via messaggio, "stesso posto, stessa ora", e lì parlano, leggono, disegnano, oppure ascoltano i loro silenzi. Aprono il cervello.
Sta diventando sempre più difficile liberarci dalle catena a cui lo schermo e i social ci hanno costretto nel giro di qualche anno. Una prova di quanto stia diventando profonda questa "ossessione" è l'urgenza pressoché continua di fotografare qualsiasi istante per renderlo sociale.
La nostra attenzione, lo stupore sono oramai mediati e messi al servizio dell'interazione. È oramai conclamata la nostra abitudine nel tradurre un "gesto artistico" o comunque frutto di un pensiero creativo o sentimentale nei possibili like o commenti che potrebbe generare sui Social. L'ho scritto nella intro di un articolo che ti ho proposto nella scorsa newsletter: stiamo lavorando noi per l'algoritmo?
Ho letto all'interno di un articolo, una frase di Anna Longo trovata su Le paludi della piattaforma, il saggio di Geert Lovink uscito a dicembre 2022 per NERO, scrive: "Una volta si sfruttava la forza del corpo per produrre beni; poi si è cominciato a sfruttare l’energia del desiderio per consumare beni; ora si sfrutta la creatività per produrre il sé come un bene".
Le sabbia mobili dei social ci trasformano in esseri essenziali, con pochissimi bisogni primari da soddisfare. Sembra si stia avverando la previsione disegnata su certe felpe: la scala di evoluzione della razza umana da scimmia a Sapiens Sapiens fino alla nuova discesa in un uomo seduto alla scrivania chino davanti a un personal computer o a uno smartphone.
In un famoso articolo del New York Magazine del 2022 il “trend forecaster” Sean Monahan, inventore del termine “Normcore” e trend hunter, ha detto: “Mi sembra che la traiettoria degli anni Dieci si sia esaurita. I social media non sono più un posto in cui puoi essere creativo; tutto è stato esplorato”.
Le cose cambieranno. Ci arriveremo un passo alla volta, apprendendo nuovamente una grammatica dei comportamenti che abbiamo dimenticato. Gestire la noia, come (pretendiamo?) di insegnare ai nostri figli. La lentezza. La pazienza. L’inattività e, perchè no, la pigrizia. Io, per iniziare, devo assolutamente comprare una sveglia analogica da mettere sul comodino. Partiamo da quella.
Iniziamo, buona lettura
🤗Se Pane Burro e Caffeina ti piace, falla leggere a qualcuno
Ciao, sono Alessandro e con la mia agenzia, aiuto aziende e professionisti a rendere i loro brand significativi e memorabili. Vuoi qualche consiglio?
Facciamo una chiacchierata, scrivimi qui. ✍🏻
E tu, che cosa ti sei perso? 🤗
Ci sono ricerche che suggeriscono che il comportamento umano sui social media è sorprendentemente simile al comportamento collettivo in natura.
Probabilmente l'hai visto anche tu: uno stormo di uccelli che pulsa in cielo la sera, volteggiando da una parte e l'altra, virando a destra e sinistra. Il gregge si fa più fitto, poi più rado; si muove più velocemente, poi più lentamente; vola come guidato da un ritmo segreto. Il comportamento umano sui social media - l’attivismo, cascate di informazioni - presenta una sorprendente somiglianza con questo tipo di cosiddetto "comportamento emergente" in natura: occasioni in cui organismi come uccelli, pesci o formiche agiscono come un’unica unità coesa, senza direzione gerarchica da parte di un leader designato. Il comportamento è determinato dalla struttura della rete, che modella il comportamento della rete, che ne modella la struttura, e così via. Leggi l’articolo
Esistono i creator su LinkedIn e guadagnano tanti soldi
LinkedIn si è distinto dagli altri social network e oggi è diventato - tra le altre cose - un rifugio per i creator. Ciò ha alimentato la crescita dei ghostwriter, i quali aiutano CEO e manager a condividere contenuti autentici e ispiratori sulla piattaforma di Microsoft. Mentre in Francia e negli Stati Uniti i ghostwriter guadagnano fino a 700 dollari l'ora, in Italia il mercato è ancora acerbo. Leggi di più
L'AI ha superato per la prima volta un test di Turing a tema Performance Advertising.
Gli annunci generati dall'intelligenza artificiale hanno ingannato gli esperti di marketing e hanno superato i tipici annunci statunitensi in un test che misurava la creatività e il potenziale per stimolare risposte emotive. Ma facciamo un passo indietro. Ti faccio fare un passo indietro: Alan Turing, illustre matematico, logico, crittografo e pensatore britannico, ha lasciato un'eredità incommensurabile nel corso del XX secolo. Turing è universalmente riconosciuto per aver utilizzato la sua brillantezza per accelerare la fine della Seconda Guerra Mondiale, per aver concepito e implementato i fondamenti dei sistemi informatici che utilizziamo attualmente, e per aver iniziato un discorso cruciale sull'Intelligenza Artificiale. Alan Turing rappresenta una figura di riferimento nel decifrare i codici Enigma, i sofisticati cifrari utilizzati dai nazisti durante la guerra. Nonostante la sua pionieristica scoperta abbia risparmiato milioni di vite, Turing fu costretto a confrontarsi con l'intolleranza di genere del suo tempo. Ma cos'è il Test di Turing?
Questo test, usato a lungo per determinare l'intelligenza di una macchina, si basa sul "gioco dell'imitazione". Il gioco si propone di differenziare due partecipanti basandosi sulle risposte fornite a domande specifiche; in poche parole, il test si basa sull'idea che le risposte fornite possano discernere un essere umano da un computer.
Turing fu il primo a interrogarsi sull'Intelligenza Artificiale, sulla definizione stessa di intelligenza e su cosa significhi creare macchine in grado di rispondere a una vasta gamma di domande. Lo hai visto il film ? (lo puoi trovare su Netflix)
Oggi, nel 2023, per la prima volta l'AI ha superato il test di Turing sul perimetro advertising. Un altra milestone molto importante per il prossimo futuro. Leggi l’articolo qui
Come si scrive un prompt per chatbot come ChatGpt
Non c’è una formula matematica per il prompt perfetto. Almeno fino a quando OpenAi non ci spiegherà meglio come funziona il suo chatbot. Nonostante i libri che sono usciti e che usciranno ci si muove con un po’ di pancia informatica, tanta pratica e buon senso. Questa guida de IlSole24Ore nasce così. Leggi qui
Software di intelligenza artificiale che interferisce nei processi elettorali?
L’amministratore delegato e co-founder di OpenAI, Sam Altman, ha partecipato martedì a un’audizione al Senato degli Stati Uniti per discutere rischi e opportunità di questa tecnologia. Altman ha condiviso i timori espressi da alcuni senatori sul possibile uso di software di intelligenza artificiale per interferire sui normali processi elettorali, auspicando che l’argomento venga regolato da un’opportuna legislazione. Leggi di più
Perchè i chatbot non sanno dirci cosa NON sono le cose?
I chatbot hanno migliorato le loro prestazioni avvicinandole a quelle umane, ma hanno ancora problemi con la negazione. Sanno cosa significa se un uccello non può volare, ma crollano quando si confrontano con una logica più complicata che coinvolge parole come "non", che è banale per un essere umano. Come mai? Leggi di più
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Il gigante dello streaming ha perso più di 1 milione di utenti durante i primi tre mesi di quest'anno, secondo i dati raccolti dalla società di ricerche di mercato Kantar e riportati martedì da Bloomberg. Ma c’è un motivo, e potrà accadere anche in Italia. Leggi di più
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Elon Musk, ha annunciato che avrebbe pagato 1 milione di Dogecoin a colui che avrebbe dimostrato con successo l'esistenza della misteriosa miniera di smeraldi. Negli ultimi mesi, numerosi media hanno affermato che Musk possiede la miniera. Sarà vero? Leggi l’articolo
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La famosa torta al cioccolato dalla fortunata serie tv The Bear è frutto dell'ingegno della Pasticcera Sarah Mispagel-Lustbader, co-proprietaria del Loaf Lounge di Chicago, questo dessert è pura tentazione: mentre una mousse al cioccolato la riempie, una glassa al cacao regala una piacevole dolcezza amara. Vai alla ricetta
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Hai mai avuto il “coraggio” di leggere La Recherche di Proust? Io no! In questa serie Ilaria Gaspari ci porta nel mondo del romanzo-mattone per eccellenza.
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Cosa mi porto a casa questa settimana. L’insegnamento, o comunque esperienza
Sta arrivando quel periodo dell’anno in cui si pagano le tasse. E siccome non siamo tutti Logan Roy, ecco qualche consiglio. Quanti sanno che se un anno hai fatturato minore dell'anno precedente (capita, a volte anche per scelta) puoi chiedere al commercialista di ridurre gli anticipi? Si chiama “metodo previsionale” ed è previsto dal fisco, perché non usarlo? Se al tuo commercialista “scazza”(e te ne accorgerai perché troverà tante scuse per non farlo, alcune delle quali atte a terrorizzarti) fatti un favore: cambia commercialista. Perché uno degli obiettivi della salute fiscale (e mentale) è pagare acconti precisi in modo da, ogni anno, pagare solo gli acconti e non i saldi.
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Aprila e buona lettura
A presto,
Alessandro