PANE BURRO E CAFFEINA #30 ☕
La forma delle immagini è "Divina"
Tutti, spero, sappiamo chi è Dante Alighieri. Pochi, pochissimi, sanno chi è Gustavo Doré, pittore, incisore e, nello specifico, illustratore della Divina Commedia di Dante, che resterà per sempre impressa nella memoria collettiva. Forte di una straordinaria diffusione sia in vita che dopo la morte, in Europa come negli Stati Uniti, Doré è stato uno dei maggiori diffusori della cultura europea attraverso le illustrazioni dei grandi classici (Dante, Rabelais, Cervantes, La Fontaine, Milton). Oltre ad occupare un posto di primo piano nella cultura visiva del XIX secolo tanto nel fumetto, di cui è considerato uno dei padri fondatori, quanto nel campo cinematografico. Le illustrazioni di Gustave Doré e la Divina Commedia sono diventate così intimamente connesse che ancora oggi, a più di 160 anni dalla loro prima pubblicazione, la resa del testo dantesco di Doré determina la nostra visione della Commedia.
Nonostante il crescente interesse per il poema, Doré inizialmente non trovava editori disposti a sostenere le spese di produzione della costosa edizione in-folio progettata: sarà dunque lo stesso artista a finanziare la pubblicazione del primo libro della serie, Inferno, stampata nel 1861 da Hachette che nel 1868, grazie all'enorme successo, né pubblica il Purgatorio e il Paradiso e l’opera completa illustrata da 135 tavole e dal ritratto di Dante nell’antiporta.
Pensa a dove sarebbero rimaste quelle illustrazioni senza la tenacia di Gustave.
Fino a pochissimo tempo fa, arte a parte, il disegno nella nostra cultura è stato relegato in una specie di serie B del significato, pur avendo un significante degno di nota. "Ti devo fare un disegnino?" è un'espressione che rivela sarcasmo , le barzellette dicono che Totti legge solo i libri con le figure e, appunto, le abbiamo tolte dai libri seri, dai classici.
La tesi di laurea in antropologia di Vonnegut, per dire, fu rifiutata “perché era troppo semplice e divertente”: l’idea centrale della tesi era che la storia di qualunque personaggio principale è caratterizzata da alti e bassi che, se raffigurati, rivelano la forma della storia stessa.
Maya Eilam per Open Culture, ha ridisegnato i grafici di Vonnegut che aveva ragione
La forma delle storie, nella sua semplicità, è bella come le storie stesse. Siamo noi che siamo ancora convinti, chissà per quale motivo che le parole siano superiori alle immagini.
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Alessandro