Nella precedente edizione di Pane Burro e Caffeina ti ho proposto una sintesi di un articolo con il botta e risposta tra il giovane Micheal Moore-Jones e il giornalista Paul Carr, sulla rilevanza e la possibile longevità delle informazioni ai tempi dei Social Media. Vi ho letto: tanti messaggi utili a sviluppare qualche riflessione.
Moore-Jones suggerisce che il problema dell’irrilevanza sia strettamente legato all’incapacità della tecnologia moderna di conservare le informazioni. A me invece pare, che la tecnologia moderna abbia reso più semplice e amplificato le possibilità di archiviazione dell’informazione oltre le capacità di contestualizzazione e forse anche consultazione futura.
Il risultato è che i ragazz* della Gen Z possono potenzialmente disporre (ora) di un quantitativo di informazioni (tra foto, video, email, chat di messaggistica istantanea) circa la loro esistenza, paragonabile a quello accumulato dai loro genitori in un’intera vita.
Moore-Jones ricorda che il problema è porre in contesto queste informazioni, renderle intelligibili collocandole in una struttura logica e cronologica, il cui ragionamento è corretto ma parziale: mentre egli fa riferimento alla sola comunicazione scritta, come tramite per mantenere nel tempo una memoria rilevante e contestualizzata, non considera che, nello stesso periodo in cui la penna faceva le veci della tastiera, lo scambio predominante nella comunicazione avveniva per via orale: il medium più volatile ed effimero per definizione.
Non ricorda di contro che, in un mondo in cui le relazioni si fanno sempre più mediate e “virtuali”, molta della comunicazione che in passato aveva luogo per vie orale, avviene invece per iscritto. Il che la rende quella comunicazione più facile da conservare, ma (e qui sta il punto) non necessariamente più rilevante e degna di essere archiviata ai posteri.
Se potessimo disporre delle registrazioni di tutte le conversazioni sostenute in passato dai nostri genitori nel corso della loro esistenza, la sovrabbondanza di dati creerebbe il medesimo problema posto dal giovane australiano. Ciò che invece resta di scritto, fra miliardi di parole volate via, risulta facilmente contestualizzabile ex-post proprio perché rappresenta solo una piccola frazione di quell’enorme flusso informativo (la cui larga parte era già ed è di poco rilievo) che la tecnologia attuale ci fornisce l’illusione di poter contenere.
Il problema dunque è insito in questa “mentalità archeologica", rispetto alla quale la tecnologia fornisce una soluzione solo apparente. Di fatto l’aggregazione ed indicizzazione di tutta la conoscenza mai comunicata non farà che aggravare il problema della selezione e rilevanza. Da una parte la tecnologia ci libera quindi dalla funzione essenziale di selezione (conserviamo tutto), per accordarsi con la nostra capacità cognitiva con il mondo intorno a noi, esponendoci ad un rischio che Italo Calvino (nella sua saggezza), descriverebbe così:
Maledizione dello stitico (e dell’avaro) che temendo di perdere qualcosa di sé non riesce a separarsi da nulla, accumula deiezioni e finisce per identificare se stesso con la propria deiezione e perdervisi
Se poi noi poveri utenti, rintronati dall’assopimento della memoria cerebrale e dal galleggiamento in questo mare di bit e futilità, perderemo quella facoltà di discernimento fra il rilevante e l’irrilevante che è pilastro del raziocinio, la “redemption” della pubblicità non potrà che risentirne positivamente. Caduta in disgrazia quella mediazione razionale che interviene in aiuto, interrompendo la catena che va dall’annuncio all’acquisto, solo la postura eretta rimarrà a separarci dal proverbiale Cane di Pavlov.
Iniziamo, buona lettura!
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Un altro Workspace per prendere appunti, ma questo lo usa Casey Newton
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Per capire bene cos’è una pagina pilastro, perché è importante, come organizzarla e sfruttarla al meglio, questo articolone fa proprio al caso tuo! Prenditi del tempo per leggerlo!
Nella mia cucina 👨🏼🍳
Una schiscetta perfetta quando le catinelle d'acqua dei giorni invernali lasciano spazio ad un timido "sole a risparmio energetico" (almeno speriamo, dopo gli acquazzoni di questi giorni!). Con questa torta salata vorrete essere altrove, passeggiando per Parigi, visitando il Museo D’Orsay. Mi accompagnate?
In cuffia e in video 🎧
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Polaroid ⭐
Cosa mi porto a casa questa settimana. L’insegnamento, o comunque esperienza
«Battere gli avversari è abbastanza facile. Battere se stessi è un impegno senza fine»
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Aprila e buona lettura
a presto,
Alessandro