I TikToker hanno iniziato a "deinfluenzare". È una tendenza che mira a rovesciare la cultura degli influencer, ma perché sembra una contraddizione? No, gli influencer non sono spariti, anzi continueranno e aggiungo, giustamente, a proliferare nei nostri feed, ma i cambiamenti che il settore del marketing a loro legato ha attraversato – e continua ad attraversare – sono per me, una grande materia di studio, perché ci restituiscono quanto velocemente si evolva oggi il nostro rapporto sia con le piattaforme digitali che con i prodotti che prendiamo in considerazione di acquistare.
Da Instagram a TikTok, dai Millennial passando per la Generazione Z, questi cambiamenti (tanti) si sono stratificati velocemente: se ci abbiamo messo quasi un decennio per comprendere l'impatto sulle nostre vite di META, per TikTok sono bastati un paio d’anni e una pandemia, visto che già nel 2021 si parlava di problemi di algoritmo legati alla produzione di contenuti per gli influencer su Instagram e di “genuinfluencer”, ovvero gli influencer etici o etichal (o quantomeno percepiti come tali dalla propria community).
Oggi, e siamo solo all’inizio del 2023, registriamo l’ennesimo ribaltamento, complice sempre TikTok, dove nelle ultime settimane si è consumato un dramma che racconta bene le dinamiche in gioco.
Il termine "deinfluencing" è apparso per la prima volta all'inizio dell'anno, evocato da alcuni creator che hanno iniziato a esortare i propri follower a non acquistare qualcosa o criticando i brand che vedevano nelle tendenze dei contenuti all'interno delle piattaforme Social Media. L'utilizzo dell'hashtag #deinfluencing si è diffuso a un ritmo esponenziale, soprattutto all'interno dei circuiti lifestyle e beauty.
Perché, ovviamente, molti influencer in apparenza potevano sembrare "troppo disinvolti" nel promuovere prodotti esclusivamente a scopo di lucro, piuttosto che di merito. Il deinfluencer ha lo scopo di ribaltare questo paradigma, quindi se gli influencer "tradizionali" pubblicizzano un prodotto, i deinfluencer sono lì per sfidare l'hype e attivare la propria "battaglia".
Nel frattempo, anche il viaggio a Dubai con 50 influencer del marchio di cosmetici di proprietà di Kosé, Tarte, ha attirato aspre critiche per la sua (a detta del pubblico TikTok) poco edificante sontuosità del viaggio, nel mezzo di una crisi economica globale, spingendo Vogue Business a domandarsi, se i viaggi degli influencer abbiano ancora senso nel 2023.
Ma, influenzare e deinfluenzare sono due lati della stessa medaglia.
È qui che stanno alcuni dei paradossi di questa nuova tendenza. Colpire un brand può essere superficiale quanto promuovere un prodotto, quando entrambi servono al creator per stimolare engagement sul proprio profilo. E così il pendolo oscilla.
Dire a qualcuno che un prodotto è perfetto per tutti (impossibile) suscita tanta "indignazione" quanto dire a qualcuno che un prodotto è il peggiore. Per molti versi è anche un modo per i creator di costruire la propria credibilità ed essere visti come onesti e autentici in un momento in cui la differenziazione è sempre più complessa. Criticare o promuovere un prodotto stimola potenzialmente un engagement con la propria community e, sebbene la deinfluenza possa far apparire gli influencer più credibili o onesti nel breve, pone sfide per le loro carriere nel lungo periodo se si affidano all'approvazione dei brand per essere remunerati. Al di là delle sfide economiche, la reazione alla cultura degli influencer sembra essere emersa dalle discussioni online sulla riduzione degli acquisti nel nuovo anno, con molti utenti Gen z (ricordiamo che la community TikTok è decisamente più giovane di quella IG) che si sfidano a non acquistare nulla di nuovo, liberare i propri spazi e sbarazzarsi di tutto ciò di cui non hanno bisogno. La monetizzazione della deinfluenza sarà molto più difficile da ottenere e la domanda è: mentre l'autenticità può vendere, i brand saranno disposti a comprarla? e come?
Iniziamo, buona lettura!
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MI chiamo Chiara Frigerio e sono un architetto, dovrei scrivere architetta ma faccio ancora fatica e qui la dice lunga sulla necessità di autoaffermazione dei ruoli professionali femminili. Ho scritto che sono un architetto e non che faccio l’architetto perché effettivamente negli anni mi sono accorta che non è solo una professione ma direi più una forma mentis, un modo continuo di rapportarsi alle cose e alle situazioni. Ho studiato architettura e mi sono laureata a Milano, ormai 20 anni fa, il mondo della progettazioni e di svolgere questo lavoro è cambiato insieme a me, basti pensare che sono entrata al Politecnico che si usava il tecnigrafo (un grosso tavolo inclinato) e sono uscita dall’università che si usava il Pc. La trasformazione e il cambiamento sono sempre state alla base del mio modo di vivere, sono una persona molto curiosa e amo vedere come si costruiscono e vengono realizzati gli oggetti, i materiali per la costruzione, adoro i dietro le quinte.
Sul web sono affascinata proprio dal mondo del saper fare, mi perdo nei video dei dietro alle quinte delle sfilate di moda, più le scenografie sono imponenti e sorprendenti meglio è, i vestiti vengono decisamente in secondo piano, sono ammaliata dai tessuti, dai colori e dalle cromie sapientemente dosate. Sul profilo 23bassi racconto proprio questo mix di curiosità e professione che è un po' il marchio di fabbrica dello studio che ho aperto con Andrea Roscini, socio e amore della mia vita.
Il nostro studio ha sede a Milano e prende il nome dalla via in cui abbiamo avuto la nostra prima sede: 23bassi studio di architettura
Nel 2020 abbiamo creato una linea di prodotti per la casa che commercializziamo sul nostro e-commerce e ha come claim un concetto per noi fondamentale “Con la cultura si mangia”, ogni prodotto racconta un’architettura italiana a cui si ispira e di cui racconta decori e curiosità.
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I tool che ho usato questa settimana 🛠
Zencastr Lo studio di registrazione online per interviste da remoto. Avete la necessità di intervistare qualcuno ma senza la possibilità di trovarvi nello stesso posto o allo stesso momento? Zencastr è la moderna soluzione basata sul Web per la produzione di podcast di alta qualità. Nello specifico è una suite completa di strumenti professionali che non hanno bisogno di installazione che mettono in contatto tutti i soggetti coinvolti nella registrazione audio.
Flaticon è un portale di icone scaricabili gratuitamente, molto ben fornito e semplice da utilizzare; le immagini disponibili sono in PNG, SVG, EPS, PSD e formato BASE 64. Ideale per chi non ha la capacità ne il tempo per crearle con software di illustrazione grafica.
Hatchful Realizzato da uno dei più grandi nomi dell'e-commerce, questo sito permette di realizzare loghi in pochi secondi. Ovviamente non può sostituire il lavoro di un grafico. Va da se!
Nella mia cucina 👨🏼🍳
Per anni ho associato la mia presenza sui social e sul web alla schiscetta. Mi capita ancora, qualche volta, di girare con la mia schiscia nella borsa. Se l’apriste, ci potreste trovare con facilità, un’insalata libanese, delle polpette vegetariane o magari, se decido che quel giorno mi devo coccolare, un brownie al cioccolato, traboccante di calorie e bontà. Sono sempre ricette semplici e mai troppo impegnative, idee, esperimenti e qualche suggerimento che hanno come comune denominatore la flessibilità. Mai dogmi gastronomici o imposizioni. In cucina a volte si tratta solo di acquistare l’ingrediente giusto, quello che ci ispira per poi combinarlo con fantasia. Anche pasticciando!
Sono piatti “bastardi” e senza “patria”, in cui il mio essere italiano, si mescola con altri paesi e abitudini di altri popoli, giocando e senza mai (e lo ripeto sempre), prendersi sul serio. Tante verdure, poco carne, zuppe, creme..la pasta. È una cucina improvvisata, sana, colorata e felice: come meOggi vi faccio provare questa frittata, ricca e colma di sapore, pronta per mettere alla prova le vostre papille gustative. Seguitemi in cucina!
In cuffia e in video 🎧
Se guardiamo alla classifica di ascolti Podcast, probabilmente una gran parte sono dedicati a quella specifica tendenza di intrattenimento tra il noir e il voyeuristico che finisce spesso nella categoria del True Crime. Sono troppi, sono fin troppo belli, e sono diventati un riferimento per il fare podcast in Italia.
Ci casco come sempre, con questa produzione di Will Media con Boats Sounds per Spotify, Metanolo. Una produzione racconta una storia di (mal) costume che tutti dovremmo conoscere e che ricorda quanto sappiamo fare “bene” il nostro lavoro noi italiani.Polaroid ⭐
Cosa mi porto a casa questa settimana. L’insegnamento, o comunque esperienza
Henry Ford aveva saputo dell’esistenza di un processo con cui trasformare gli scarti del legno derivanti dalla produzione del modello T in mattonelle di carbonella. Ha costruito un impianto per la produzione di carbonella e ha dato vita alla Ford Charcoal (poi ribattezzata Kingsford Charcoal). Oggi è tuttora la principale azienda produttrice di carbonella d’America. Questo per dirti che il vostro processo produttivo, genera probabilmente qualche altra cosa che potreste vendere.I consigli di questa newsletter continueranno ad essere gratuiti, però ogni tanto su molti prodotti o libri c'è un codice di affiliazione, cioè se clicchi e compri io prendo una piccolissima percentuale (e a volte tu uno sconto). Ecco un piccolo elenco (in crescita) dei prodotti che scelgo di diffondere e ho acquistato o utilizzato. So che ne farai un ottimo uso.
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Giovedì ti invierò la prossima mail.
Aprila e buona lettura
a presto,
Alessandro